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Riduzione CO2 al Porto di Venezia, le buone pratiche Cereal Docks Marghera

10 Giugno 2020
Tempo di lettura: 2 min
È stato presentato nei giorni scorsi lo studio relativo alle buone pratiche per la riduzione della CO2 realizzata nell’ambito del progetto SUPAIR avviato dall’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico Settentrionale (AdSPMAS) dei porti di Venezia e Chioggia. Il progetto affronta il tema della riduzione delle emissioni derivanti dalla navigazione e dalle operazioni portuali a terra attraverso un approccio integrato, che punta a migliorare la capacità delle autorità portuali di pianificare e attuare soluzioni di trasporto e mobilità a basse emissioni di carbonio e multimodali. La discussione, avviata a maggio 2019 con la convocazione del primo Focus Group, ha portato l’Autorità portuale a redigere il primo Piano Energetico Portuale (DEASP), nell’ottica di monitorare il miglioramento dell’efficienza energetica complessiva del porto attraverso un continuo esercizio di bilanciamento tra l’applicazione di buone pratiche per rendere più sostenibili le operazioni portuali-logistiche e aumentare la competitività̀ dello scalo veneziano. Grazie a un’attività di benchmark, sono state identificate una serie di best practices a livello internazionale relative a misure e interventi per rendere le operazioni portuali sostenibili ed efficienti dal punto di vista energetico. Inoltre, è stato sviluppato, anche in questo caso in cooperazione con i terminal portuali, uno strumento per l’analisi dei consumi attuali e futuri, con l'obiettivo di monitorare e condividere i progressi rilevati anno per anno. Lo studio sulle buone pratiche relative alla riduzione della CO2, realizzato in collaborazione con esperti e consulenti del gruppo E&Y Advisory Spa, ha coinvolto dieci imprese operanti nel Porto di Venezia e coinvolte nel perimetro progettuale, tra cui Cereal Docks Marghera. Secondo l’analisi realizzata il terminal di Cereal Docks a Porto Marghera risulta particolarmente efficiente dal punto di vista dell’impatto ambientale per le operazioni di carico, scarico, movimentazione e stoccaggio merce, grazie all’utilizzo di attrezzature e impianti d’avanguardia completamente elettrici. [av_image src="/uploads/2020/06/dK6adw6g-1030x687.jpg" attachment='11557' attachment_size='large' align='left' styling='' hover='' link='' target='' caption='' font_size='' appearance='' overlay_opacity='0.4' overlay_color='#000000' overlay_text_color='#ffffff' copyright='' animation='no-animation' av_uid='av-p4ftz8' id='' custom_class='' admin_preview_bg=''][/av_image]   Dal punto di vista energetico lo stabilimento è sostanzialmente autonomo nella produzione di energia elettrica grazie all’installazione di un cogeneratore a metano della potenzialità di 4,4 MWh che rappresenta inoltre una fonte di acqua calda, generata dal ciclo di raffreddamento del motore, utilizzata nelle prime fasi di lavorazione del seme in preparazione e che consente un rilevante abbattimento dei consumi di fonti primarie nel processo di trasformazione del seme. In questi ultimi anni, l’impianto è stato completamente rinnovato e potenziato con investimenti superiori ai 60 milioni di euro. È dotato di silos e serbatoi con una capacità di stoccaggio di 80 mila tonnellate, che alimentano un impianto di estrazione di oli, farine e lecitine di ultima generazione di circa 1 milione di tonnellate/anno di seme lavorato. Questa importante capacità produttiva è sostenuta dalla nuova banchina di sbarco affacciata sul canale industriale Ovest, con uno spazio acqueo che consente l’accosto di navi Panamax fino a 240 metri di lunghezza con i relativi benefici in termini di efficienza. È stata inoltre sostituita la gru di sbarco a benna con un più moderno scaricatore meccanico, in grado di scaricare una nave transoceanica in soli 3 giorni. Il trasferimento dei prodotti finiti dal terminal viene effettuato prevalentemente a mezzo gomma. La modalità ferroviaria, seppur presente, non è ampliamente utilizzata a causa del layout del terminal che costringe ad una frammentazione del convoglio con le relative inefficienze in termini di tempo di carico ed alla presenza di numerosi clienti non raccordati. Ad oggi, si rilevano inoltre alcune inefficienze dovute a ritardi nella catena del servizio ferroviario. Nonostante questo, quando le condizioni lo permettono, si privilegia questa tipologia di trasporto, in quanto meno impattante dal punto di vista delle emissioni e del traffico stradale. Tra le possibili opportunità di sviluppo ed efficientamento energetico è emerso un ulteriore incremento del trasporto ferroviario, anche con l’utilizzo di casse mobili destinate al trasporto combinato strada-rotaia. “Questo studio conferma la necessità di potenziare le infrastrutture portuali, anche in ottica di sostenbilità, ha spiegato Mauro Fanin, Presidente del Gruppo Cereal Docks.  Fondamentale è anche la viabilità verso la terraferma, date le esigenze logistiche di tutte le aziende che ricevono le materie prime dal canale industriale Ovest, le lavorano e poi le distribuiscono partendo dall’asse viabilistico di via dell’Elettricità e dalle sue diramazioni. Infine – ha concluso il Presidente – la multimodalità: una forte integrazione tra acqua, rotaia e gomma è l’obiettivo a cui guardare”.

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